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Nella mia pelle

La pelle non dimentica nulla. Essa è memoria visibile del nostro Io più profondo. Noi siamo la nostra pelle.
Io sono la mia pelle.

Ad un occhio attento la pelle può disvelare storie inenarrabili, storie di cui a volte non si ha e non si può nemmeno avere memoria, ma che sono parti integranti del 
proprio Se’.

  La pelle è il luogo in cui l’esperienza accade e si iscrive su di essa nel corso 
  del tempo, giorno dopo giorno, a formare la nostra storia

La mia pelle è un reperto antropologico, archeologico, geologico

nella pelle si conservi la memoria di ogni evento, le sue tracce, 
avvenute attraverso il gesto, il contatto, mettono in comunicazione l’Io e l’Altro modificando lo 
spazio circostante.
Se la pelle può essere percepita come confine, ecco che attraverso il gesto, il 
contatto, la traccia si fa segno, significato e significante, aprendosi allo sguardo dell’Altro e 
conservando il ricordo dell’individuo che l’ha tracciata, anche oltre la morte, portando a 
“l’identificazione della memoria con l’impronta, dunque con l’identità”

“Cambiare pelle significa osare col corpo e nel corpo. Cambiare pelle come un serpente in muta 
può essere pericolo ed è sicuramente doloroso. Il processo di muta comporta momenti di apertura 
e vulnerabilità, di esposizione ai predatori, di fragilità. Nonostante ciò si rischia. Il corpo rischia per 
cambiare. Il corpo sa già, sempre, come fare. Quando cambia pelle, il corpo sta solo ricordando.”


 

Il Tatuaggio-Macchina: Scrittura Permanente, Pelle in Muta, Soggettività in Transito _ Marenko B
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